martedì 3 novembre 2015

De Gregori VS Dylan

Dunque. Chi mi conosce un po' sa che sono da sempre musicalmente innamorato di Francesco De Gregori. Il suo ultimo disco, che è un disco di cover di Bob Dylan da lui tradotte in italiano, mi ha fatto riflettere in merito al rapporto tra De Gregori e Dylan, per l'appunto, e al mio rapporto con Dylan. Sia chiaro: Dylan mi piace un sacco. Se devo sceglierne uno dei due, però, dal punto di vista della preferenza personale scelgo De Gregori tutta la vita. Eppure oggi, riascoltando (per l'appunto) un po' di Dylan, mi sono reso conto che in effetti Dylan è più grande. Non che non lo sapessi già, ma oggi ne ho avuto la conferma. La "potenza evocativa" di Dylan è qualcosa di fuori dal comune. Insomma, senza Dylan non avremmo De Gregori. Senza Dylan, a dirla tutta, non avremmo probabilmente un certo modo di intendere i cantautori.

Lo so che è un post senza né capo né coda, ma in sostanza, pur riconoscendo la grandezza immensa e inarrivabile di Dylan (e ascoltandolo con immenso piacere), continuo a preferire De Gregori. 

P.S.: lo so che fare "classifiche" tra artisti è una cosa senza senso. Però visto che il rapporto musicale tra Dylan e De Gregori è qualcosa di viscerale, mi è venuto fuori 'sto post. 

giovedì 26 febbraio 2015

Certo che poi mi metto ad ascoltare i "miei" Poison e qualunque altro artista (con l'eccezione del solito, altrettanto "mio" Alice Cooper) viene polverizzato. Oh my God look what the cat dragged in...

mercoledì 18 febbraio 2015

The Mugshots - Love, Lust and Revenge (2013)

Ebbene sì, a volte capita. A volte capita che una band italiana che propone un genere certamente non usuale per la nostra bella nazione riesca, dopo lunghi anni di gavetta, a farsi notare nientemeno che da Dick Wagner, chitarrista storico (e purtroppo recentemente scomparso) di Alice Cooper (e di mille altri nomi della scena rock internazionale). E capita che il buon Dick Wagner si appassioni al progetto di questi ragazzi bresciani e decida di supportarli, di suonare con loro, di scrivere con loro, e di produrre loro un disco.
Ne viene fuori questo splendido "Love, Lust and Revenge", in cui i Mugshots abbandonano definitivamente tutta quella serie di orpelli che appesantivano il sound dei loro precedenti dischi per regalarci un album fresco, diretto e complesso allo stesso tempo, che nasconde almeno due perle rare: "Curse The Moon", pezzo ipnotico e ammaliante, e "Free (As I Am)", con lo stesso Dick Wagner alla chitarra, ad aprire scenari quantomai interessanti e invitanti per il futuro. Per non parlare della cover conclusiva, "Pass The Gun Around" di Alice Cooper, brano troppo spesso dimenticato e bistrattato, e qui riproposto in tutto il suo splendore dall'arrangiamento della band bresciana.
I Mugshots sanno suonare, e non perdono occasione per dimostrarlo. Le sapienti tastiere di Erik Stayn fanno da contraltare alle ottime chitarre di MacFly, la sezione ritmica non perde un colpo e l'istrionica voce di Mickey Evil, finalmente libera dai forzati "miagolii" dei lavori precedenti, impreziosisce il tutto con una prova teatrale e assolutamente perfetta.
Le influenze ci sono, sono tante e si sentono, dagli Stranglers ai Genesis al già citato Alice Cooper, ma questo non impedisce ai Mugshots di avere una spiccata e decisa personalità. Sentiremo ancora parlare di loro...

Un gran disco, made in Italy, da una band giovane e piena di talento. Cosa state aspettando a recuperarlo?

01. Nothing At All
02. Under My Skin
03. Curse The Moon
04. Free (As I Am)
05. Pass The Gun Around (Alice Cooper cover)


mercoledì 11 febbraio 2015

Musica, treno e pensieri: il mix letale.

Le note di Bob Dylan mi cullano, mentre il treno mi trasporta verso casa. Dylan è Dylan, ti fa pensare anche se non vuoi. Anche se magari i testi non li stai nemmeno ascoltando, le atmosfere musicali che crea ti fanno comunque meditare.

Stamattina, andando a scuola, ho aperto quell'incredibile Vaso di Pandora che è Facebook, e sono stato travolto da una quantità di (pseudo?) informazioni di svariato genere. Ho scoperto un sacco di cose sulla prima serata del Festival di Sanremo, per dire, senza averne visto nemmeno un minuto. Ho scoperto che Alessandro Siani ha offeso un bambino sovrappeso, e che questo ha scatenato un putiferio. Ho scoperto che Romina Power è ingrassata e che Al Bano è invecchiato (sai che news). A parte il Festival, ho scoperto - cosa un filino più grave e che purtroppo in realtà già sapevo- che i migranti morti stanno raggiungendo numeri da orrore puro, ma che tutto sommato la cosa interessa fino ad un certo punto.

Non so bene nemmeno io perchè sto scrivendo, ve lo dico subito. Sono pensieri sparsi, senza un grande filo logico, buttati giù per colpa delle canzoni di Dylan.
Sì, perché mentre ascolto mi è partito uno strano paragone. Tra le canzoni di Dylan e i post (o gli articoli condivisi) su Facebook. Cosa c'entra? Nulla, ovviamente. Eppure... eppure le canzoni di Dylan graffiano. Con quella voce un po' così, non particolarmente gradevole nemmeno quando era giovane e all'apice del successo, Dylan ti costringeva ad ascoltarlo. Non urlava mai, a volte non cantava nemmeno, ma ti inchiodava lì. E sapete perché? Perché aveva qualcosa da dire. Anche se magari poi il testo non lo ascolti, non lo capisci o non lo traduci nemmeno, anche se poi magari la sua voce o il suo modo di cantare ti danno quasi fastidio, Dylan ti lascia la sensazione che ti sta dicendo qualcosa perché HA qualcosa da dire. E quindi devi ascoltarlo.

Il che ci riporta ai post di Facebook. Che spesso (quasi sempre, con rarissime eccezioni) a me fanno esattamente l'effetto opposto. E' come se fossero canzoni urlate, la maggior parte delle volte in tono sguaiato, scritte tanto per essere scritte. Non c'è messaggio. Non c'è qualcosa da dire davvero. C'è solo il bisogno di essere letti. Di avere un po' di gente che ti conferma che stai dicendo cose belle e buone, e che il tuo punto di vista è quello giusto. Con l'evidente rischio che anche chi ha qualcosa da dire davvero venga risucchiato nel calderone generale, ogni opinione sullo stesso piano, tutto appiattito e svuotato di ogni valore dal giochino dei like e dei commenti.

Sì, lo so, il paragone è assurdo, non c'entra nulla. Ma del resto, come dicevo, sono pensieri sparsi e senza logica, che butto giù perché improvvisamente m'è venuta voglia di scrivere un post.

Comunque, il tutto per dire che a volte - spesso, per la verità - una canzone come "Blowin' in the Wind", scritta 52 anni fa, riesce a colpire e far risvegliare la coscienza più di 500 post (quasi sempre offensivi, in un senso o nell'altro) di denuncia urlata.

Ma io ho sempre creduto che "una chitarra conta sempre più di una spada", citando uno dei nostri migliori cantautori. Datemi più Musica, per favore, e meno rumore. Datemi più Musica. Ne guadagneremmo tutti.

giovedì 15 gennaio 2015

Alternative Musicali Al Suffragio Universale #1

Ho pensato che questo potrebbe essere un buon modo per controllare il diritto di voto. Se non ti piace questo disco, non ne hai diritto. 😃 #AMASU (Alternative Musicali Al Suffragio Universale) — ascoltando The Concert in Central Park - Simon & Garfunkel.