giovedì 13 maggio 2021

Let it Play!

Alcuni tra voi sapranno che moooolti anni fa (diciamo a metà anni 2000) sono stato il cantante di una rock band. Per la precisione di una Glam Rock band. Anzi, per la precisione massima, per quel vizio che abbiamo di etichettare tutto quanto, di una band Hair Metal. Fu fondata un po' di anni prima che io ne diventassi il cantante, e ha continuato molti anni dopo che io smisi di esserlo. A proposito, sono un'ottima band, hanno virato verso sonorità più dark e meritano di essere ascoltati, quindi correte a seguirli, sono i Poisonheart!

Tutto questo per dire che quel genere, l'Hair Metal, a un certo punto è entrato nella mia vita e non ne è più uscito. Per un periodo mi ha proprio travolto, tanto che in quegli anni ero andato a cercare tutte le band appartenenti alla categoria (rigorosamente anni '80): i più noti sono certamente i Mötley Crüe, e poi Steelheart, Cinderella, Pretty Boy Floyd, Dangerous Toys, Alleycat Scratch, Danger Danger, Slaughter, Ratt, Warrant, Quiet Riot, Skid Row, Firehouse, Faster Pussycat, Love/Hate, Tuff e molti altri ancora. Alcuni di questi gruppi esistono ancora, altri sono stati spazzati via dal Grunge degli anni '90, altri ancora si sono riciclati in altri generi, perdendo pezzi, cambiando componenti, e via dicendo.

Ma in tutto questo c'è una band, una sola, che per me rappresenta quel mondo e quel genere come nessun'altra: i Poison. So che i puristi non saranno d'accordo con me: meglio i Mötley, sicuramente più tecnici gli Slaughter, più interessanti gli Skid Row, e via discorrendo. Sì, sì, d'accordo. Effettivamente Rikki Rockett (il batterista) non è niente di particolare, Bobby Dall è un bassista pressoché ininfluente e C.C. DeVille, con il suo caratteraccio e i problemi di alcool e droghe, ha probabilmente gettato alle ortiche un talento che poteva portarlo molto più in alto di dov'è arrivato. E il cantante, il personaggio più carismatico? Beh... Bret Michaels è indubbiamente istrionico, ma diciamo che la tecnica vocale non è propriamente il suo forte (anche se, a onor del vero, dobbiamo dire che è un autore assolutamente sottovalutato).

Però... nonostante tutte le lacune tecniche, non c'è una band che abbia incarnato lo spirito dell'Hair Metal più dei Poison. Ma ascoltatevi Look What The Cat Dragged In: non c'è nulla di più Hair Metal di questo pezzo. Nulla. Puro divertimento e pura (auto)distruzione. Oppure prendete Nothin' But A Good Time: la sentite quell'atmosfera di festa e di disfacimento contemporaneamente? Ma i Poison sono molto più di questo, basti prendere quello che è il loro disco migliore, "Flesh & Blood". Lasciatevi trasportare da Unskinny Bop, girovagate nella Valle delle Anime Perse (Valley of Lost Souls) oppure correte direttamente a quelli che secondo me sono i due brani più belli dell'album, la (disperata) ballad Something To Believe In (guardatevi anche il video) e la strepitosa Life Loves a Tragedy. Non ve ne pentirete, credetemi.

Look assurdo, provocatorio, esagerato, glitterato, cotonato: erano gli anni '80, bellezza. Ma nei Poison c'è di più, c'è molto di più. E' musica che parla (in modo più o meno esplicito) di libertà, di rifiuto delle convenzioni, di voglia di divertimento, perfino di fede, in qualche punto. Testi profondi? No. Testi edificanti? No. Testi che funzionano alla grande insieme alla loro musica? Sì, eccome se funzionano. E la cosa bella è che funzionano quasi solo se li canta Bret Michaels e se li suonano C.C. DeVille, Bobby Dall e Rikki Rockett. Se li suonano i Poison.

E allora, per citarli un'ultima volta:

"But when I hear the music
All my troubles just fade away
When I hear the music
Let it play, let it play
When I hear the music
Sure as darkness I can see the day
When I hear the music
Let it play
Let it play!"

(Let it Play - Poison)



martedì 30 marzo 2021

De Gregori Sotto il Vulcano

Come forse saprete, De Gregori è uno degli artisti a me più cari; molto prima di scoprire il rock e il metal, da bambino il mio mondo musicale girava intorno ai cantautori (Bennato, Dalla, qualcosa di Baglioni). De Gregori però era qualcosa di più: già allora (inconsciamente) avevo capito che la sua voce inconfondibile e le sue canzoni mi avrebbero accompagnato per il resto della mia vita. E così è stato, almeno finora: accanto ai miei ascolti più hard & heavy, il Principe c'è sempre stato, non l'ho mai abbandonato, ho atteso con gioia ogni suo album di inediti (spesso facendoli girare in loop per giorni e giorni).

Per qualche strano motivo, però, ho sempre snobbato i suoi dischi live. Non chiedetemi perché, non lo so nemmeno io. Oggi invece mi è capitato di ascoltare "Sotto il Vulcano", album dal vivo del 2016. 

Signori, io ve lo dico: fatelo vostro. Ascoltatelo. Correte a prenderlo. Anche se non siete fan di De Gregori. E' un disco di una bellezza sconvolgente, già solo l'intro di chitarra di "Rimmel" è qualcosa di strepitoso. Fatevi un regalo, recuperatelo.

domenica 28 marzo 2021

Let the Music Do the Talking

Anni fa ho aperto questo blog con l'idea di pubblicare recensioni di dischi, come quando, millenni fa, scrivevo per una webzine musicale, HardSounds.

Poi col tempo mi sono reso conto che non avrei mai potuto tenere in piedi un blog di sole recensioni. Un po' perché non sempre ho la voglia e l'ispirazione di recensire, un po' perché dai, siamo onesti, chi sono io per mettermi a giudicare e valutare dischi?

Così ho deciso di trasformare questo spazio, rendendolo una raccolta di tutti i miei sproloqui a tema musicale buttati qua e là su Facebook e su altri blog.

Spero di scriverci spesso, ma data la mia incostanza nei confronti di questo simpatico strumento che è il blog, non contateci troppo.

Rock on, guys!

P.s. sì, il titolo del post l'ho preso in prestito da un pezzo degli Aerosmith. Grazie, Aerosmith :)

venerdì 19 febbraio 2021

 "I will never, ever outgrow rock’n’roll, and I will never, ever tell my band to turn the volume down."

(Alice Cooper, 18 Febbraio 2021)