mercoledì 7 maggio 2014

 ...comunque nessun cantautore italiano ha la stessa capacità di dire tutto senza dire niente, creando poesia, di Francesco De Gregori.

martedì 25 febbraio 2014

Alice Cooper - Brutal Planet (2000)

E' il 1999, manca poco al cambio di millennio. Vincent Furnier, un tranquillo americano di circa cinquant'anni, che di lavoro fa la rockstar, con lo pseudonimo di Alice Cooper e il vizio di cantare orrori ed incubi, guarda la CNN. Il telegiornale. Le notizie - tutte tragiche e violente - lo travolgono. Non sono più incubi ed invenzioni a riempire la sua testa di canzoni, ma orrori veri. Ed ecco nascere questo "Brutal Planet", che si basa in gran parte su fatti di cronaca (il massacro di Columbine, per esempio) e su amare riflessioni sulla strada di sangue e terrore che il mondo sta imboccando. Questo il senso della drammatica title-track, brano fin troppo chiaro nella sua disperazione. La potenza sonora è schiacciante, Cooper incalza implacabile accusando il genere umano per quello che sta facendo agli emarginati ("Blow Me A Kiss"), a chi muore di fame ("Eat Some More"), o per aver creato dei veri e propri mostri di crudeltà ("Wicked Young Man"). Passando per l'impressionante incedere rabbioso e irriverente di "Sanctuary" e di "It's The Little Thing", arriviamo al brano migliore di tutto il disco: "Pick Up The Bones". Oscura, ipnotica, triste e quasi gotica, questa canzone ci riporta alle stragi provocate dalle guerre ogni giorno. Un pezzo da pelle d'oca, credetemi. Non poteva mancare la ballad, e allora ecco la splendida "Take It Like A Woman", ennesima presa di posizione di Cooper a favore delle donne, contro ogni violenza, domestica e non.
Splendida è anche "Gimme", con Cooper nella parte di Satana, a promettere ogni cosa all'uomo se solo l'uomo si inginocchia ad adorarlo... brividi per tutta la spina dorsale. Il disco finisce con "Cold Machines", inconscia (o forse no?) song dal sapore molto "mansoniano"... testo ironico e linea melodica azzeccatissima per un brano che chiude degnamente uno dei migliori album del re dello shock-rock.

Pesantissimo, cupo e brutale. Una critica feroce ad ogni forma di ingiustizia e di violenza perpetrata dal mondo occidentale, uno dei dischi più belli mai scritti da Alice Cooper.

01. Brutal Planet
02. Wicked Young Man
03. Sacntuary
04. Blow Me A Kiss
05. Eat Some More
06. Pick Up The Bones
07. Pessi-Mystic
08. Gimme
09. It's The Little Things
10. Take It Like A Woman
11. Cold Machines

giovedì 30 gennaio 2014

Per Gessle - The World According To Gessle (1997)

Se io vi dico Per Gessle, il 98% di voi dirà: "Chi diavolo è?".

Ma se io dico Roxette, molti di voi capiranno. E storceranno il naso, perchè i Roxette sono il gruppo POP per eccellenza, con melodie superfacili, supercommerciali, eccetera, eccetera, eccetera.

Il caso vuole, però, che nel 1997 Per Gessle, autore di tutti i brani dei Roxette e cantante in alcuni di essi, decida di pubblicare il suo primo album da solista in inglese. In realtà sarebbe il suo terzo album solista, ma i primi due sono usciti solo in Svezia, e solo in svedese, ben prima della nascita dei Roxette.

Perchè dunque andare a recensire il disco solista di un artista pop, noto soltanto per il suo gruppo principale?

Innanzitutto perchè il background musicale di Per Gessle è - per sua stessa ammissione - intriso di hard rock, dal primo Alice Cooper fino al Bon Jovi di "Slippery When Wet".
E poi perchè Per Gessle da solista si libera (in parte) dagli stereotipi pop che sono propri dei Roxette per dare spazio a sonorità decisamente più rock, farcite dalle (ottime) chitarre del fedelissimo Mats M. P. Persson.

Tredici pezzi di ottima fattura, solari e allegri come tutte le canzoni di Mr. Gessle, scritti per puro piacere, senza obblighi commerciali e soprattutto senza grandi pretese. Canzonette, insomma. Ma canzonette di GRANDE qualità.

Basti citare, in questa sede, lo splendido rock di "Reporter", la divertente "Stupid", la solare "Saturday", la bellissima ballad "I'll Be Alright" (con la partecipazione dell'altra metà dei Roxette, Marie Fredriksson).

Insomma, un disco tutto da gustare, piacevole e "leggero".

Non è Heavy Metal, d'accordo. E allora?

Tracklist:
01. Stupid
02. Do You Wanna Be My Baby?
03. Saturday
04. Kix
05. I Want You To Know
06. Reporter
07. B-Any-1-U-Wanna-B
08. Wish You The Best
09. Elvis In Germany (Let's Celebrate)
10. T-T-T-Take It!
11. I'll Be Alright
12. There Is My Baby
13. Lay Down Your Arms

martedì 28 gennaio 2014

Virgo (2001)

Il nome Andrè Matos vi dice qualcosa? E invece il nome Sascha Paeth?
Se siete (o siete stati!) metallari negli anni '90/2000, certamente non vi lasceranno indifferenti. Se invece state brancolando nel buio più totale, sappiate che stiamo parlando di due personaggi piuttosto notevoli nel panorama metal degli scorsi anni. Matos è stato il cantante di Angra e Shaaman, e attualmente è solista; Paeth è un chitarrista, e soprattutto uno dei più ricercati produttori Power Metal.
Ok, e se a qualcuno non piace l'Heavy Metal? E se qualcuno proprio non sopporta l'Heavy Metal?
Non importa, perchè questo è un disco (sì, lo so che la parola disco non la usa più nessuno, ma a me continua a piacere) pop. Pop-rock, per la precisione.
Ora, si potrebbe discutere a lungo su cosa abbia spinto, nel 2001, un cantante Heavy Metal brasiliano e un chitarrista/produttore Heavy Metal tedesco a realizzare un lavoro del genere, ma francamente non mi interessa molto... soprattutto perchè quel che conta è la musica, e - amici miei - qui la musica la fa da padrona. Questo "Virgo" è un piccolo gioiello, ogni brano ha qualcosa da comunicare, la produzione è pressochè perfetta e l'accoppiata Matos/Paeth funziona, funziona alla grande!
Matos dimostra - una volta di più - di essere cantante eclettico e fantasioso; tempo fa scrissi che uno come lui potrebbe cantare anche l'elenco telefonico e renderlo piacevole... A distanza di anni, lo confermo in pieno. Le melodie che pesca in questo lavoro sono ottime, così come assolutamente adatti sono i timbri chitarristici di Paeth, che non sarà un virtuoso dello strumento, ma indubbiamente ci sa fare. E si sente.
Provate a restare insensibili di fronte alla dolcezza di "No Need To Have An Answer", o al rock n' roll trascinante di "Baby Doll" e "Blowing Away". Provateci. Non ci riuscirete. Così come non riuscirete, dopo qualche ascolto, a non canticchiare il pop-blues di "Discovery" o la quasi gospel "River". Garantito.

Insomma, questo è pop-rock d'autore. Non fatevelo scappare!

Tracklist:
01. To Be
02. Crazy Me?
03. Take Me Home
04. Baby Doll
05. No Need To Have An Answer
06. Discovery
07. Street To Babylon
08. River
09. Blowing Away
10. I Want You To Know
11. Fiction